Ci è servito qualche giorno per riordinare le idee e scegliere cosa raccontarvi delle mille cose meravigliose che abbiamo visto e sentito a Velo-city a Lipsia, Germania. Un summit mondiale organizzato da ECF – European Cyclists’ Federation (di cui FIAB fa parte) che raduna espertə, progettistə, urbanistə, accademicə, consulenti, sindacə, assessorə, ministrə, ecc. convintə che città più ciclabili renderebbero il mondo un posto migliore (e più felice).

Un’assessora canadese ha raccontato di come hanno risolto il conflitto con i negozianti che non volevano l’introduzione del parcheggio a pagamento insieme alla pedonalizzazione dando a loro gli incassi dei parcheggi perché li usassero per rendere più attraente la via dello shopping. Ovviamente dopo i primi mesi nessuno ha chiesto di riavere le auto, come sempre. Abbiamo conosciuto la bellissima campagna fiamminga di Aya, per promuovere la mobilità attiva nelle scuole e il progetto Equiticity che sottolinea come i temi della giustizia sociale si legano alla mobilità.

Come è emerso in più panel, solo pensando in modo intersezionale si possono superare le ingiustizie sociali, di genere e creare equità nelle possibilità e nell’accessibilità.

Il lavoro di Jan Kamensky, che sicuramente molti di voi hanno intravisto sui social, aiuta a immaginare città più “umane”. Un’altra cosa ci ha colpito: amministratori e amministratrici, che oggi gestiscono città molto vivibili e ciclabili (Gent, per esempio, sede di Velo-city 2024), hanno dovuto attraversare tempi difficili, sopportare minacce di morte e vivere sotto scorta quando hanno introdotto i primi cambiamenti. Una volta superata quella fase, nessuno ha voluto tornare indietro. Certo, è triste, ma conferma quello che sappiamo da tempo: è solo questione di volontà e coraggio politico. E ne vale la pena.

Uno strumento molto utile presentato da Tour de Force, che si chiama BOD (Bike Oriented Development), permette di analizzare l’accessibilità degli abitanti a mezzi pubblici, ciclabili ecc. Si tratta di una collaborazione olandese tra diversi attori per pianificare e costruire zone abitative, ma anche per valorizzare quelle esistenti, permettendo allo stesso tempo alla ciclabilità di aumentare del 20% (nei Paesi Bassi!). “Se costruisci città per ciclisti, ottieni ciclisti”. I dati sono fondamentali per dialogare con chi non si occupa di ciclabilità e l’approccio di Tour de Force sposta da un punto di vista incentrato sugli spostamenti a un punto di vista incentrato sulle aree.

Maria Cristina Caimotto è intervenuta in un partecipato panel sulla narrazione, segno che il tema di quali parole, quale linguaggio usiamo per raccontare il cambiamento è sempre più importante. Anche perché le parole che usiamo e ascoltiamo modificano il modo in cui interpretiamo la realtà ed essere consapevoli dell’esistenza di un discorso dominante è il primo passo per migliorare. Qui c’è la sua pubblicazione più recente su questi temi (se lo volete leggere e non avete accesso, scriveteci).

Ah, pare che anche in Danimarca abbiano problemi con il modo in cui i giornali scrivono di incidenti: insomma, tutto il mondo è paese (ma in alcuni angoli pedalare è più facile).

Elisa e Maria Cristina sono poi rimaste affascinate dal discorso di Philippe Crist, che speriamo venga anche reso pubblico: “In the end, we are asking for space: space to move convivial, space to coexist, space to exist, space we must take”.

Stare per cinque giorni in mezzo a centinaia di persone che in tutto il mondo stanno cambiando le città e il modo in cui viverle è stato stimolante e di speranza. E ci ha ricordato, come da parole di Caroline Conroy, sindaca di Dublino, “Stay strong and bold and remember that you are on the right side of history”.

A proposito di Lipsia, che ha ospitato Velo-city, suggeriamo l’articolo su Bikeitalia:
https://www.bikeitalia.it/2023/05/12/lipsia-la-citta-delle-biciclette-e-della-mobilita-sostenibile/

Interessante anche questa lettura, sempre da Bikeitalia in trasferta a Velo-city: https://www.bikeitalia.it/2023/05/15/ridurre-le-auto-in-citta-ecco-come-fanno-le-citta-europee/

Maria Cristina Caimotto ed Elisa Gallo