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COMUNICATO STAMPA
L’incidente è avvenuto in Via Plana. Gabriele del Carlo, vicepresidente di Bike Pride e consigliere in circoscrizione 8, si è salvato buttandosi a terra mentre la bicicletta è stata schiacciata da un SUV.
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Domenica, 09 Marzo 2014 18:13 |
Torino, 7 marzo 2014. Nelle strade strette del centro capita costantemente: ciclista davanti e automobilista dietro, irrequieto e impaziente, benché atteso da una lunga fila di altre auto in coda al prossimo semaforo.
Il più delle volte il breve momento di tensione urbana finisce con un sorpasso in prossimità degli incroci, altre volte, come nel caso di Gabriele del Carlo, vicepresidente di Bike Pride e consigliere circoscrizionale, finisce male, con un brusco sorpasso in carreggiata.
Gabriele pedalava in pieno centro, alle 9 del mattino, orario ZTL, su Via Plana (una di quelle vie che potrebbero essere pedonali e invece, sono intasate di auto).
Una donna troppo impaziente, su un SUV BMW X5, ha prima suonato all’impazzata e poi accelerato, senza remore, obbligando Del Carlo a buttarsi in strada e riducendo la ruota e il parafango della sventurata ToBike in un blocco di lamiere piegate (come da foto).
La bicicletta gialla è rimasta incastrata sull’auto portando con sé la targa dell’autoveicolo. La conducente, senza avvedersene, è fuggita.
Gabriele Del Carlo farà denuncia: ha in mano – letteralmente – la targa della BMW. Ma non è certamente questo aspetto che l’associazione Bike Pride vuole mettere in evidenza. Piccoli incidenti di questa portata sono ordinari; talmente ordinari che non compaiono sulle colonne dei quotidiani neanche quando provocano morti: un ciclista e due pedoni al giorno vengono uccisi dal traffico per un totale di quasi 1000 morti l’anno.
È la stanca indifferenza e la colpevole indecisione di Polizia municipale e delle Istituzioni politiche che ci spaventa. È la consuetudine dell’ordinaria follia stradale in cui il mezzo più grosso può permettersi di dominare totalmente impunito il più debole, fino allo strazio delle morti quotidiane, a raggelarci il sangue.
Ma ci scagliamo anche contro chi getta benzina sul fuoco, facendo facile leva sul puerile scontro tra tribù stradali (non esistono ma fanno comodo) che alimenta rabbia e risentimento già profondamente radicato nella cultura stradale.
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